Ennesima puntata in quel di Comacchio e Mezzano! Non era contemplata nel nostro calendario un'altra uscita invernale da quelle parti, ma dopo le ultime notizie da quei luoghi, come potevano fare due "rapacidipendenti" come noi a mancare l'appuntamento con il falcone orientale?
Un Sacro a Comacchio! Bisognava andare...
Come sempre sosta canonica alle Saline di Cervia: nei campi un bel gruppone composto da circa 60 oche selvatiche; nei bacini d'acqua moltissime volpoche.
Raggiungiamo Comacchio e percorriamo l'argine Agosta: a destra svassi piccoli e quattrocchi; a sinistra, lungo il canale, parecchi cormorani (bellissimi gli adulti nel loro piumaggio nuziale) e pochi marangoni minori. Nei ripristini vediamo i due cigni selvatici, mentre le poche oche rimaste e un nutrito gruppo di fischioni sono invece in "mare", abbastanza lontani dalla sponda.
Superata valle Zavelea, dove vediamo dalla strada una quindicina di fenicotteri, puntiamo decisi verso la cittadina di Comacchio, alla ricerca del falcone.
Prima nella zona dell'ospedale, giù fino alla stadio: niente. Torniamo sui nostri passi e prendiamo a destra per S. Giuseppe: perlustriamo ogni singolo pilone e traliccio presenti in zona ma non riusciamo a vedere il Sacro!
Nei campi alle porte di S. Giuseppe osserviamo intanto una sessantina di gru.
Sul posto incontriamo una coppia di BW che come noi sono venuti apposta per il falcone, ma non sono ancora riusciti a vederlo. Ci accordiamo allora per pattugliare il territorio dividendoci le zone, e chi lo "becca" per primo, avvisa gli altri.
Ci dirigiamo dunque verso il Mezzano, imboccando poi lo stradone di via Mondonuovo, dove veniamo sorvolati da tre bellissime spatole.
Dopo un po', sulla sinistra, ci appaiono le gru: sono 157, in pastura nei campi. Si muovono, volano a gruppetti in fila indiana o in formazione classica; poi si riposano. Magnifiche!
Sulla sinistra, ma più avanti in una stradina laterale, osserviamo un andirivieni incessante tra le alberature e gli incolti, di uno stormo di fringillidi: fanelli e fringuelli sopratutto, ma anche passeri e migliarini di palude. In disparte se ne stanno tre saltimpali.
Tutto questo lavorio viene osservato con molta attenzione da un paio di poiane (lungo tutto l'arco della giornata abbiamo fatto indigestione di poiane: ce ne sono decine e decine!) appollaiate sugli alberi del bordo strada.
Gheppi, falchi di palude e albanelle reali maschio e femmina, sono gli altri rapaci osservati.
Sono già le 14.00 e del falcone neanche l'ombra, e il cellulare non ha ancora squillato!
Decidiamo di tornare verso Comacchio per tentare ancora la sorte. Come se ci fossimo accordati ci ritroviamo con i due bresciani, compagni di momentanea "sventura".
E mentre chiacchieriamo del più e del meno, e del come mai non riusciamo a vedere il falco, ecco che dalla nostra sinistra arriva un rapace in volo battuto. Con potentissimi e profondi colpi d'ala si avvicina ad un traliccio posto al centro del campo e vi ci si posa.
E' lui, è il falco Sacro: finalmente.
Per la quarantina di minuti che rimaniamo ad osservarlo, il falco non è che poi faccia molto: si spilucca le dita, si liscia qualche penna e...si guarda intorno! Due grandi stormi di piccioni svolazzano avanti e indietro, quasi a stuzzicarne l'appetito; mentre, sinistramente, dalla vicina chiesa giungono tristi rintocchi di campane che suonano "a morto".
Che se il falcone attaccasse i piccioni e ne predasse uno, si svolgerebbe davanti ai nostri occhi un bellissimo film, con tanto di appropriata colonna sonora!
Ma tant'è, è evidente che il rapace non ha appetito. E noi lo lasciamo lì appollaiato sul suo traliccio, e salutati i compagni di così buona ventura, riprendiamo la strada di casa.
Missione compiuta!