Due settimane fa siamo saliti ai 1400 metri di Castelluccio, nel parco nazionale dei monti Sibillini, in occasione della fioritura degli appezzamenti coltivati a lenticchia: cose mai viste, e non parliamo dei fiori! Divieto assoluto di parcheggio libero ovunque: ogni minimo spazio adatto ad una breve sosta lungo l'infinito rettilineo che taglia in due il Piano Grande era chiuso da ridicoli tondini in ferro (quelli dell'edilizia...) con nastro di plastica biancorosso; rimozione forzata ovunque; mega parcheggio inventato di sana pianta ai piedi del Redentore, sulla strada per Forca di Presta. Attenzione: parcheggio a pagamento, €5 per la giornata! Uomini in divisa e armati (pistolone alla cintura) ovunque: vigili urbani, carabinieri, guardie forestali e un corpo di vigilanza privato. Da non credere, la Fioritura di Castelluccio militarizzata! E poi la gente. Come allo zoo: tutti in fila e asserragliati difronte alle colture. Prima, e dopo dentro le colture; perché se non fai una foto con i piedi sopra i fiori e la lenticchia non vale... Che tristezza, e se questo è il futuro di Castelluccio in fiore beh, non fa per noi. Vorrà dire che ci andremo in altri periodi dell'anno: anche senza fioritura è spettacolare lo stesso!
Sabato scorso altra fuga dalla città. Destinazione Campo Imperatore, L'Aquila. Un altopiano meraviglioso, un luogo incantato ai piedi del Gran Sasso, ad un'altezza media di 1800 metri. Non molta gente, raggruppata prevalentemente in due punti: dove si prendono i sentieri per salire sulla cima più alta dell'Appennino, e dove si mangiano i famosi "arrosticini"! Tra rocce, calanchi, immensi pascoli e straordinarie fioriture. Salendo verso Campo Imperatore si susseguono scorci panoramici mozzafiato con splendide fioriture a bordo strada, e larghe e profonde vallate dove pascolano cavalli bradi.
Salcerella (Lythrum salicaria) |
Avvicinandoci al Gran Sasso tutto intorno è un gran fiorire di Tasso barbasso o Verga di Aronne (Verbascum thapsus). Ogni roccia può nascondere una famiglia di Culbianchi: difatti ogni tanto ne salta fuori qualcuno e si mette in bella mostra. Sopra le nostre teste c'è un gran canto di allodole. Arrivati presso la struttura alberghiera di Campo Imperatore, osserviamo il frenetico movimento della nutrita colonia di balestrucci che la abita.
Scendiamo di nuovo verso l'altopiano, osserviamo e fotografiamo scenari bellissimi, mentre il Doblò punta decisamente verso sud (lo sa lui il perché... è già mezzogiorno!).
All'improvviso una sagoma inconfondibile sorvola la strada. "Albanella" grida il coro dentro l'auto! Per fortuna si è messa in volteggio appena superata la sede stradale, così da poterla fotografare al meglio. E' una minore, dico io, anche se mentre scatto foto non guardo più di tanto i particolari. Ma che albanella è dice MariaRosa, ha le ali nere! Come ha le ali nere...ancora pochi scatti e prendo il binocolo. Porca putt...ha le remiganti completamente nere, e il resto del piumaggio è grigio! Ma non ha neanche le due barre scure nel sottoala, e la coda è grigio chiaro uniforme. La silhouette è da minore, non ci piove, però che strano piumaggio....Sarà un qualche ibrido, o una stranezza della natura? Però è spettacolare, bellissima! Poi stasera a casa cerchiamo di capirci qualcosa, al limite chiediamo "aiuto". E l'aiuto è arrivato sotto forma di Andrea (soc..)Corso!
Questo il verdetto: "Albanella minore, maschio adulto. Una sorta di morfismo scuro decolorato, quindi fuligginoso. Capita talvolta coi morfismi neri o scuri nei rapaci che ci siano individui "sooty", cioè fuligginosi".
A quel punto, leggermente euforici, ci siamo chiesti: dov'è che stavamo andando? In quel preciso istante il Doblò si è messo in moto (da solo!!), e per fortuna che siamo riusciti a salire a bordo che è partito come un razzo! E già, perché in lontananza si vedevano salire in cielo delle leggere volute di fumo azzurrino. Alcuni fuochi erano accesi, i tavoli erano già pieni di persone dalle mandibole ruminanti. All'interno del rifugio abbiamo fatto la nostra spesa: arrosticini, caciocavallo e profumatissimo pane (farina e acqua del posto, che fanno la differenza, e forno a legna),
Tra fumi e profumi, le schiene curve su quelle leccornie. Le sapienti mani che rendono geometricamente perfetto l'allineamento degli spiedi sulla "fornacella", e che con perizia girano e rigirano gli arrosticini per cuocerli a puntino, senza bruciacchiarli. E poi si mangia.
A stomaco "soddisfatto" riprendiamo il cammino svoltando a sinistra per il rifugio Racollo e l'omonima strada provinciale. La carreggiata si restringe e sale dolcemente, tra curve e controcurve, introducendoci in un ambiente dal terreno ondulato, con arbusti e alberelli, piccoli appezzamenti coltivati e larghe pozze d'acqua. Ci addentriamo lentamente in un'area di prati stupendamente fioriti, sopratutto di orchidee. Mentre finalmente ci imbattiamo, su arbusti di rosa canina e paletti di recinzione, nelle prime averle piccole e in alcuni saltimpali: due specie purtroppo sempre più difficili da osservare!
E dietro l'ennesima curva... migliaia di orchidee!
Dopo aver trascorso non sappiamo quanto tempo in quei meravigliosi prati, ci spingiamo appena più avanti. Dove sappiamo esserci un punto dal quale si può vedere di nuovo e in lontananza il Gran Sasso. Sperando che il prato a lato della strada sia fiorito nella "giusta" maniera! E così è.
Avremmo voluto fermarci ancora, ma da lì ci sono due ore e mezza di viaggio per rientrare a casa. L'ultimo saluto da Campo Imperatore è di una femmina di gheppio, che vola affiancata a noi per un breve tratto. Poi, con uno scarto verso l'alto, si blocca a mezz'aria: sarà stata una lucertola o un toporagno ad aver attirato la sua attenzione?
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