Il fine settimana è iniziato presto sabato mattina. E' appena chiaro che siamo già difronte al mare, al Passetto. Tutti gli anconetani, almeno da ragazzini, hanno fatto i loro primi tuffi in mare da quegli scogli: chi alla piattaforma, chi alla seggiola del Papa. Era anche un buon posto per rifugiarsi dopo aver fatto "seghì" a scuola...! Da lì, dal Passetto, due chilometri in linea retta verso ovest e attraverso il viale della Vittoria, piazza Cavour e corso Garibaldi ci si trova difronte allo scalo Vittorio, l'entrata del porto: l'altro affaccio sul mare della nostra splendida città.
A dire il vero io, in solitaria, avevo "albeggiato" anche il giorno precedente. Un'alba diversa, con un cielo quasi pieno di nuvole minacciose, ma non meno bella. Quando il sole fa capolino all'orizzonte è pura magia: di colori, di sensazioni, di silenzio, di pace. Vola solo qualche gabbiano e ogni tanto qualcuno grida ad un altro per il possesso di uno scoglio; pochi cormorani e marangoni dal ciuffo si immergono silenziosi.
Pseudo sportivi ultracinquantenni corrono su e giù per la scalinata, fermandosi ogni tanto per improbabili esercizi ginnici. Attorno al Monumento ai Caduti e in pineta si muovono figure assonnate che seguono come zombi le evoluzioni dei loro cani. Hanno una mano infilata in un sacchetto di plastica, pronti a raccoglierne le cacche.
La città si risveglia: è il momento più bello della giornata!
Terminato l'incantesimo dell'alba con il sole già alto nel cielo, via in auto verso sud, lungo il litorale. Destinazione Porto Potenza Picena (MC), verso l'ex Cava Pianetti (ora oasi) dove nel tempo si sono formati degli ampi specchi d'acqua appannaggio di gabbiani, cormorani, folaghe, tuffetti e anatre svernanti. Anatre ancora niente, tranne tre moriglioni, ma per il resto è pieno degli altri uccelli elencati. Sono presenti anche alcuni aironi cenerini.
Quattro cormorani sembrano ipnotizzati da qualcosa alla loro sinistra mentre le folaghe, intente a cibarsi di alcuni pesci morti galleggianti (?), tentano inutili difese dagli attacchi dei gabbiani comuni che rubano sistematicamente quelle facili prede.
Nel canneto di un isolotto un juv airone cenerino riposa guardingo. Nel frattempo noi cerchiamo disperatamente qualche luì "strano" tra le chiome degli alberi, ma troviamo soltanto pochi luì piccoli, cardellini, pettirossi e cinciarelle. A più riprese si fa' sentire l'usignolo di fiume.
Domenica destinazione appennino umbro-marchigiano. Per perderci tra le mille sfumature dei boschi autunnali nelle nostre più amate montagne, i Sibillini!
Prima tappa lungo il torrente Ussita, alla ricerca dei merli acquaioli. Non abbiamo molto tempo da dedicare ai "sub" di montagna (ne vedremo uno soltanto), ma vediamo molte trote fario nuotare nelle pozze dove l'acqua è tranquilla. Ci si inerpica lungo la strada che sale verso gli impianti sciistici e svalichiamo, scendendo quindi verso il piccolo borgo di San Placido.
Una gemma incastonata tra faggi e aceri!
Di nuovo indietro e gironzoliamo un po' tra i faggi e i pini di Frontignano. Qui osserviamo molte tordele, codirossi spazzacamino e un inusuale, bellissimo crociere maschio.
Scendiamo di nuovo a Ussita e poi ancora su, verso Macereto: è come andare sulla giostra delle montagne russe! Nei vastissimi e ondulati pianori ci aspetta un allevamento semibrado di mucche di razza marchigiana. Attorno ad un abbeveratoio e nel terreno bagnato e fangoso calpestato dai bovini sappiamo di poter trovare un buon numero di uccelli. E difatti sono lì che ci aspettano: tanti codirossi spazzacamino, pettirossi, fringuelli, spioncelli e, sorpresa, una pispola golarossa (forse due o tre). Uno stormo chiassoso di gracchi corallini arriva dall'eremo di Macereto e vola via verso il monte Bove.
Sulla via del ritorno, scendendo dai piani di Macereto, ci fermiamo a più riprese per ammirare e fotografare il bosco misto di querce e aceri. Un'ultima sosta a Casali, piccolissimo borgo, ai piedi del monte Bove e della val di Panico.
Ieri sera, poco prima di cena, mentre iniziavamo a scrivere questo post, la terra ha tremato sotto i nostri piedi. Una brutta botta! Allarmati, ci siamo subito preoccupati di sapere dove fosse l'epicentro del sisma. Avremmo giurato che fosse sotto di noi, tanto è stata forte la scossa. Invece Visso (MC) nel cuore del parco nazionale dei Sibillini, non molto distante da quello di Amatrice di due mesi fa. Assorbito l'avvenimento, cena e tv. Neanche il tempo di sedersi sul divano che la casa sembrava volersene andare via da lì, da quelle fondamenta... Una bruttissima botta questa, più forte della prima (l'ho detto subito a MariaRosa) e interminabile. Improvvisamente abbiamo fatto un salto all'indietro di 44 anni, siamo tornati al 1972, quando il terremoto ci accompagnò per un anno intero tra piccole e grandi scosse. Nessuno degli anconetani che aveva vissuto quella tremenda esperienza ha mai dimenticato quello che si prova quando la terra trema, sussulta, ondeggia e tu non puoi fare nulla; e non sai né quando, né come finirà! Ti entra in circolo con il sangue, e non ti lascia più.
Questa volta sono stati colpiti tutti quei posti che noi visitiamo regolarmente quando andiamo tra quei monti: Villa Sant'Antonio, Visso, Ussita, Casali e Castelsantangelo sul Nera. Quelle stesse località dove abbiamo passato in serenità la domenica appena trascorsa, e che vi abbiamo raccontato in questo post!
E' come se fosse anche a noi crollata la casa, la nostra seconda casa.
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