martedì 20 settembre 2011

Capriglia: rapaci a doppio senso!

Sono ormai 8 anni che a settembre ci riserviamo un fine settimana da trascorrere a Capriglia, in Toscana, a contare i bianconi che migrano, sembra strano, verso nord ovest per raggiungere i quartieri di svernamento africani.
Dalle alture di Capriglia (380 mt sul livello del mare) l'occhio segue la linea di costa iniziando da sud est, dal Lago di Massaciuccoli, da dove praticamente arrivano quasi tutti i bianconi che vengono osservati,


passando per Viareggio e il suo porto fino alle spiagge della Versilia: Lido di Camaiore, Marina di Pietrasanta, Forte dei Marmi e Cinquale; e poi, continuando sempre per nord ovest, la città di Massa e Marina di Massa fino ad arrivare a scorgere la penisola di Punta Bianca e l'isola Palmaria. Ma lì è già Liguria.


Dal punto di osservazione, individuato circa un decennio fa "dall'inventore" di questo campo di studio, il carissimo amico Guido Premuda, si para dinanzi agli occhi degli osservatori una vasta fascia di terra pianeggiante che va dai primi contrafforti del Parco delle Apuane fino al mare. E non è un bel vedere per gli occhi del naturalista e birdwatcher, perché tutta la piana è ormai come un'immensa città: da Viareggio a Massa, senza soluzione di continuità, i centri abitati sono uno dentro l'altro! Per fortuna che lungo la costa sono stati preservati alcuni lembi delle antiche e vastissime pinete......
Sabato, giornata splendida, si sono via via uniti a noi e ai nostri amici carpigiani i birdwatchers "autoctoni", così che nel pomeriggio eravamo un bel gruppo. Avete presente una colonia di gabbiani in quegli isolotti così piccoli che gli uccelli sembrano stare uno sull'altro, e per questo starnazzano continuamente? Ecco, più o meno i toscani erano così. Che poi noi oltre che ospiti, eravamo anche in netta inferiorità numerica: e che gli vai a dire? Non potevamo certo metterla sul piano fisico....


A parte gli scherzi, sono stati di grande aiuto: non è sfuggita loro neanche una "penna"!
E che "penne"! Bianconi in gran numero: giovani, immaturi e adulti. Sia alti sopra di noi, e sono i più belli da vedere, che bassi sotto la postazione; con questi ultimi bisogna stare molto accorti perché, volando sullo sfondo delle abitazioni, si possono perdere di vista facilmente.




La cosa più bella e curiosa di questo campo settembrino a Capriglia (come d'altronde quello primaverile) è che può capitare spesso di vedere incrociarsi specie diverse di rapaci e andare gli uni, i bianconi, verso nord e tutti gli altri verso sud! Ecco il perché del titolo "Rapaci a doppio senso" In questi due giorni abbiamo visto pecchiaioli, falchi di palude, aquile minori, lodolai e falchi pescatori alzarsi in termica e scivolare decisamente verso sud, mentre tutti i bianconi facevano l'esatto contrario. Straordinario!





Nell'incrociarsi di tanti rapaci in migrazione non potevano mancare i rapaci locali a cominciare dalle poiane, tante, i gheppi, gli sparvieri e i lodolai, e un falco pellegrino.









L'unico che non migrava e non risiedeva è stato un Falco della Regina, un immaturo in fase chiara che è arrivato da nord, ha gironzolato un  po' sulle nostre teste ed è poi sparito per nord est, oltre i crinali boscosi. Sicuramente un erratico!
Non molti i passeriformi nell'oliveto; abbiamo visto un bellissimo fiorrancino e una femmina di capinera, che cacciava insetti sullo storico fico della postazione (fantastici i suoi frutti neri!)



Poi la domenica mattina ci prendevamo anche gioco delle previsioni meteo che mettevano pioggia e temporali: c'era perfino un po' di sole! Ma verso mezzogiorno le nuvole hanno preso il sopravvento, ha cominciato a tuonare e...tanto tuonò che piovve! Ma non una pioggia  normale, no, ma un nubifragio in piena regola, tanto che verso le 14,00 siamo stati costretti alla fuga. Il tempo di incrociare Guido che arrivava allora in auto, un rapido e umido saluto, e poi via, a casa. Con largo anticipo, ma così vanno le cose in questa attività. Ma lo splendido sabato trascorso con tutti quei bianconi e con gli altri rapaci, e con quei "bischeri" dei toscani, rimarrà nel nostro cuore.








lunedì 12 settembre 2011

VAL di FUNES: pedule e canederli!

Per allontanarci un po' dall'asfissiante calura estiva ci siamo rifugiati in montagna, sulle Alpi. Santa Maddalena, in Val di Funes, a 1.300 mt in Alto Adige. Questo il nostro rifugio estivo, per troppo poco tempo però: appena una settimana!


Valle magnifica, abbastanza stretta e pochissimo trafficata: giusto i locali, compresi i turisti! Il paese di S.Maddalena è l'ultimo centro abitato della valle, prati e boschi sui ripidi fianchi e in alto, a dominare il tutto, il gruppo del Puez-Odle.









Certo che in una settimana non è che si possano fare chissà quante cose, che per conoscere un posto, anche se non di vastissime dimensioni, ci vorrebbero mesi.
Comunque noi in montagna, da sempre, applichiamo la regola dell'alternanza: un giorno si cammina e quello successivo si riposa. Però ora, prima di tutto, c'è una cosa che ci urge comunicare, non stiamo più nella pelle: nel nostro girovagare ci siamo imbattuti nel più grande gufo reale mai osservato. Il Bubo bubo di roccia! Guardate un po'...


Il primo giorno siamo saliti alla Malga Zannes (provare le tagliatelle ai funghi e il gulasch con i canederli) e da lì ci siamo avventurati per i boschi, senza una precisa meta; e con un largo giro siamo rientrati al parcheggio della malga, costeggiando a più riprese un magnifico torrente.


Questi corsi d'acqua sono una delle cose che più ci affascinano della montagna. Sempre impetuosi, con decine di cascatelle, pietre levigate e colorate, piccole anse dove l'acqua, spettacolarmente cristallina, sembra stagnare. E' un piacere per la vista quei suoi tortuosi percorsi, è un piacere per l'udito quel suo continuo gorgogliare ed è un sommo piacere per i...piedi! Dopo qualche ora che cammini ti togli gli scarponi e i calzettoni, e immergi i piedi in quell'acqua gelida...e li senti "friggere", come quando dell'acqua cade su una superficie rovente. Che sollievo!!
In questa escursione abbiamo contattato cince more e nocciolaie in gran numero, stiaccini nei pascoli della malga e nidi attivi di balestruccio nella malga stessa.



In questa giornata abbiamo anche incontrato i cervi. Seppur in ambiente controllato, è stata una grande emozione essere riusciti ad ammirare quegli splendidi animali, specialmente i maschi con i loro sontuosi palchi e così regali nel loro incedere. C'era anche una femmina che allattava il suo cerbiatto.




Nei giorni dell'alternanza "passiva" scendevamo in paese (ed era comunque una gran bella e lunga passeggiata) e ci intrufolavamo tra le tipiche costruzioni alpine ridondanti di gerani e petunie ai balconi, e ognuna aveva il suo piccolo orto-giardino pieni di mille colori dei più svariati fiori. Alcune avevano all'entrata delle sculture che rappresentavano sopratutto uccelli, o di legno o di ferro e pietra: queste ultime molto belle e caratteristiche.


Nei nostri giri paesani, sempre rigorosamente con i binocoli e la fedele Canon al seguito, osservavamo diverse specie di uccelli: cinciallegre, cinciarelle, pispole, prispoloni, passere domestiche, codirossi spazzacamini, fringuelli, gazze, cornacchie nere, ballerine bianche, merli, picchi verdi, ghiandaie, cince bigie, rondoni e balestrucci in gran numero. Una delle caratteristiche botaniche di S. Maddalena è l'abbondante presenza del sorbo degli uccellatori: immaginiamo, da ora in avanti, quanti uccelli saranno attirati da tutte quelle bacche rosse che stanno maturando!




Nel tragitto per scendere in paese c'è un piccolissimo gruppo di case dove abbiamo sempre incontrato dei bambini gioiosamente intenti ai loro giochi fatti di salti con la corda, legni e pietre, piccole biciclette, rincorse e tante allegre risate (non abbiamo mai visto ombra di tecnologie varie...) e sotto lo spiovente del tetto di una di quelle costruzioni c'è appeso un grande favo di vespe: bellissimo e inquietante, sembra la testa di una mummia!


Abbiamo fatto anche un'uscita fuori dalla "nostra" valle: siamo andati in Val Gardena che è praticamente adiacente alla Val di Funes. Una volta arrivati al Passo Gardena poi è stato bello, ma soltanto dopo che, con gli zaini in spalla, ci siamo un po' allontanati dal solito "casino" tutto italiano dell'assembramento di uomini e auto: la Val Gardena è molto più "italiana" dell'altra valle! Anzi, in Val di Funes parlano (quasi) esclusivamente tedesco! 


Una volta trovato un posticino tra prati e boschetti ci siamo messi a osservare i magnifici gruppi montuosi, il cielo sopra di noi e tutt'intorno tra l'erba e gli alberi. Bella sorpresa un falco di palude maschio in volteggio molto alto, più o meno sui tremila metri, e poi in scivolata per sud-ovest. Ma lì, a Passo Gardena, è stato il festival dei crocieri e dei caprioli. Nel boschetto di pini davanti a noi un gran movimento di crocieri, maschi e femmine indaffarati a "lavorarsi" le pigne e, forse, una coppia intenta a costruire o a ristrutturare un nido: la femmina teneva una piuma nel becco e dopo un po' l'ha deposta con delicatezza tra gli aghi di pino, in alto sull'albero, senza peraltro che noi potessimo assicurarci che stesse facendo proprio quello.




Molto belle le fioriture ancora presenti tra prati e rocce: genziane e stelle alpine!



Poi, all'improvviso, nella bella quiete di quel luogo, dei tonfi sordi, come di un galoppo, e sbuffi minacciosi (o di paura?): una decina di caprioli ci ha quasi "investito"! Sicuramente disturbati nel bosco dove pascolavano, sono stati costretti allo scoperto e per raggiungere il riparo successivo, sulla loro strada, hanno incontrato noi. Ci hanno infilato ai lati e alcuni sono passati tra di noi, con galoppo veloce e impaurito: solo femmine e due o tre piccoli! Abbiamo avuto il tempo di fare questo: li abbiamo visti arrivare, ci siamo girati per vederli andar via e poi ci siamo guardati sorridendo. Ma io e MariaRosa avevamo un'espressione felicemente "ebete": eravamo stati appena attraversati da un sogno!
Ma il bello (per noi) di questi splendidi animali è che appena si sentono al sicuro si fermano, e ti guardano, tranquilli. E si lasciano fotografare.



Per l'ultima escursione siamo saliti al Passo delle Erbe, a 2200 metri, salendo sulla destra orografica della valle.


A metà strada ci siamo fermati in prossimità di un bel pascolo perché avevamo notato un bel movimento di tordele. Difatti ce ne erano almeno una ventina intente a catturare insetti tra l'erba ancora bagnata di rugiada.





Una volta raggiunto il passo e lasciata l'auto in un grande parcheggio ci siamo, come al solito, incamminati lasciandoci alle spalle il grosso dei turisti di giornata. Seguendo il sentiero per il Rifugio Genova dopo un'oretta di cammino ci siamo "accampati" in un bel punto panoramico, proprio alla base di una grande pietraia, sotto il Sasso Pütia.
Mentre tentavamo l'aggancio con le marmotte (riuscito) siamo stai sorvolati da un pecchiaiolo e una poiana in evidente migrazione; è stata poi la volta di uno sparviere in caccia e di un'aquila reale.


Sulle rocce e sugli arbusti un continuo svolazzare di codirossi spazzacamini: veramente tanti!


Dopo aver pranzato con panini al salame e barrette di cioccolato, abbiamo intrapreso la via del ritorno tentando di osservare qualche specie di uccelli montani non ancora vista. Ed ecco gli spioncelli, molti giovani, a rincorrere sui prati tutti gli insetti di questo mondo.





Nei prati già fiorisce il Colchicum autumnale, il falso zafferano: un chiaro segnale che l'estate sta finendo e che l'autunno è prossimo a stravolgere i colori di questa meravigliosa natura.



Questa foto l'abbiamo intitolata: "Calice con illuminazione a piantana"

Nelle nostre escursioni non siamo riusciti a contattare alcun picchio (tranne il picchio verde, ma in paese) però abbiamo documentato che ci sono, che da qualche parte, nella foresta, volano...


Siamo ormai alla fine del racconto (quasi quasi è più lungo della vacanza...) e come ultima immagine ci piace presentarvi un animale che non è di questi luoghi, ma è un bovino di razza Scottish higlander. Ne abbiamo trovati alcuni nei pressi di una malga, ad un crocevia di sentieri. Che dire, veramente belli!


Questa volta, per ricordare nel lungo inverno la nostra breve vacanza, ci siamo portati a casa un dolce ricordo dalla montagna. Da buon "cultore" di marmellate, nell'ultimo giorno, mi sono piazzato davanti ai fornelli e, con l'aiuto di MariaRosa, abbiamo prodotto una ventina di vasetti di marmellata con i frutti tipici della montagna: mirtilli neri, mirtilli rossi e lamponi!


Così nella stagione fredda, e davanti ad un bel cappuccino fumante, ricorderemo le Dolomiti sgranocchiando dei biscotti ricoperti con la marmellata di montagna di nostra produzione.