mercoledì 11 giugno 2014

Il piccolo Tibet

"Campo Imperatore potrebbe benissimo essere Tibet. Somiglia alla pianura di Phari-Dzong, sulla strada tra l'India e Lhasa". Così scriveva il naturalista, alpinista e viaggiatore Fosco Maraini quando visitò l'esteso altipiano abruzzese per la prima volta, alla fine degli anni Trenta del secolo scorso.


Ed è vero. Da qualsiasi parte si arrivi, quando ci si affaccia sull'immenso altipiano sembra di essere in un'altra parte del mondo, addirittura in un altro mondo! Lungo circa 25 km e largo da 3 a 7, con un'altitudine media di 1800 metri, il primo pensiero che il vastissimo pianoro suggerisce è: "Ecco com'era il pianeta Terra, ecco come dovrebbe essere. Grandi, grandissimi spazi; tanta rigogliosa natura e....pochi uomini!"


Campo Imperatore è la più grande depressione carsica europea, costituita da dolci pendii e piane alluvionali di origine lacustre, morene lasciate da antichi ghiacciai, brecciai e fiumare.


Le montagne che delimitano sul versante orientale l'altipiano sono tra le più alte dell'appennino. Su tutte svetta il Corno Grande (2912 metri); proseguendo verso sud si incontra il gruppo dolomitico formato dal monte Brancastello, le Torri di Casanova e il monte Prena. A chiudere questa possente dorsale il monte Camicia.
-Da sinistra a destra nella foto-



Prima di addentrarci e "perderci" nel pianoro tappa d'obbligo sono stati i 2100 metri dove giunge e termina questa strada: alla stazione della funivia, all'Hotel Miramonti, l'Osservatorio astronomico e il Giardino botanico del Parco. E dove ti accolgono i fringuelli alpini, atterrandoti praticamente tra i piedi alla ricerca di briciole e quant'altro lasciato dai frequentatori del luogo. E da dove si gode di un gran panorama sul Corno Grande.



Alla stazione della funivia nidificano, oltre al fringuello alpino, anche il codirosso spazzacamino e la ballerina bianca, mentre sotto i cornicioni delle strutture ricettive i balestrucci sono indaffaratissimi a costruire i nidi. Un'attività frenetica, ma che gran lavoro!

Ma si può lavorare così, sta sempre in mezzo ai piedi...
....mmm, c'è qualcosa che non va sul pavimento....
Poi c'è da impastare il materiale per la costruzione, il "cemento", e trasportarlo.........che fatica!!!


Mentre seguivamo le evoluzioni di quei passeriformi buttando ogni tanto un occhio al cielo, perché non si sa mai, ammiravamo le splendide fioriture facendo attenzione a non calpestarne...troppe. Giallo e blu su tutto, viole e genziane, e ancora piccoli appezzamenti dove i crochi erano così fitti da poterci girare soltanto intorno!

Crochi Crocus albiflorus

Genziana appenninica Gentiana dinarica
Violetta Viola Eugeniae subsp. - Genzianella Gentiana verna
E buttando ogni tanto un occhio al cielo perché non si sa mai, ecco premiata la nostra costanza: uno splendido e solitario grifone ha attraversato in diagonale lo spazio aereo davanti a noi!


Ridiscesi sull'altipiano abbiamo iniziato a percorrerlo in tutta la sua lunghezza, con frequentissime soste ad ammirare le fioriture, i paesaggi e gli uccelli che mano a mano incontravamo.
Ed ecco i calandri, le tottaville e i culbianchi ovunque.





Porzioni di pascoli meravigliosamente fiorite di orchidee, le coloratissime Dactylorhiza sambucina.



Piccolissimi specchi d'acqua, dei laghetti alpini incastonati come pietre preziose nell'ambiente montano.

Il lago di Racollo, nei pressi dell'omonimo rifugio. Sullo sfondo il monte Camicia
Le ballerine bianche con il nido a bordo strada, i fanelli sempre in coppia e sempre troppi metri avanti all'auto (mannaggia...) e rarissime averle piccole, incontrate dove i pascoli lasciano il posto alla prima vegetazione arbustiva.




Proseguendo in salita sulla strada del lago, dopo poche curve e qualche chilometro ci si affaccia su un'altra meraviglia dell'Abruzzo: le montagne del Parco della Maiella.


Il racconto potrebbe anche terminare qui ma.....non sarebbe completo. Non possiamo non accennare al Ristoro Mucciante e ai suoi "arrosticini".
Il ristoro è alloggiato in una vecchia struttura di legno (ora chiaramente ristrutturata) che faceva parte di una scenografia di due film western girati qui parecchia anni fa (della serie Trinità con Bud Spencer e Terence Hill), e offre agli affamati viandanti l'arrosticino, uno spiedino di carne di pecora, vera specialità abruzzese. Ma la particolarità della cosa consiste nel fatto che uno va, acquista una certa quantità di arrosticini (o di bistecche, o di salsicce, o di tutto quanto) torna fuori e trova una decina di bracieri sempre accesi, chiamati le "fornacelle". Canaline di circa 2 metri di lunghezza che poggiano su due cavalletti, all'interno delle quali la carbonella brucia continuamente.
Ci si ritaglia uno spazio tra gli altri commensali, che può essere di 30, 50, 100 cm, o di tutta la fornacella, a seconda del cibo che hai da cuocere. E il gioco è fatto: cuoci e mangi e bevi. Quando hai finito, se non ti basta, torni dentro il negozio, acquisti il crudo, torni fuori, ricuoci e rimangi. E ribevi! 
Fino al raggiungimento della beatificazione mentale e corporale.............

Questa volta l'ho fregata...con la scusa delle foto!

La "fornacella" in piena attività


Ed ecco un classico e bell'esempio di convivialità: quattro motociclisti, forse anche amici, concentratissimi a far si che i loro arrosticini non brucino e, sopratutto, che nessuno freghi qualcosa all'altro!!!

Tutto questo è Campo Imperatore, nel Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga.