lunedì 1 ottobre 2018

Pirenei atlantici: Organbidexka


Tornante dopo tornante, mentre saliamo verso il nostro punto di osservazione a 1200 mt sul colle di Organbidexka gli occhi di MariaRosa, vogliosi di volteggi e planate, scrutano minuziosamente i profili degli alti pascoli. I miei invece (..di occhi) guardano spesso di lato per vedere dove "metto" le ruote del Doblò, e in basso per captare movimenti dal fondovalle. 
Sono iniziate esattamente così tutte le nostre giornate trascorse a cavallo di agosto e settembre, nel periodo del picco del passaggio dei falchi pecchiaioli, nel sud ovest dei Pirenei francesi.

In presenza di bel tempo stavamo nella postazione alta, che spesso condividevamo con pecore e cavalli, circa 200 metri a valle di quella ufficiale della LPO (Ligue pour la Protection des Oiseaux); con nuvole basse e nebbie scendevamo di qualche tornante, circa 150 metri più in basso, in un piccolo spazio da condividere, specialmente da metà pomeriggio, con una decina di bionde mucche!

Stravaccata...
Il montone, l'eccentrico!


Otto giornate di immersione totale nei movimenti migratori verso l'Africa di rapaci e cicogne. Viaggi in solitaria di aquile minori, falchi pescatori e bianconi. Flussi di piccoli e grandi stormi di pecchiaioli, nibbi bruni, cicogne bianche e cicogne nere.









Negli otto giorni di conteggio abbiamo censito 5201 rapaci. La stragrande maggioranza, visto il periodo, era composta dai falchi pecchiaioli (4848), seguiti dai nibbi bruni (220). Via via con numeri molto, molto più bassi i falchi di palude (38), gli sparvieri (27) e i bianconi (17). Ancora le aquile minori, i gheppi, le albanelle (reali e minori), i falchi pescatori, i lodolai e le poiane. 
E poi le cicogne: 334 le bianche e 23 le nere.





Bellissimi i primi giovani pecchiaioli nel loro intonso e pulitissimo piumaggio. Primarie delle mani e secondarie scure, cera gialla del becco che riluceva a un chilometro di distanza e, una volta vicini, la mascherina quasi nera attorno agli occhi. I più belli tra tutti i rapaci visti transitare sul colle!


Il mattino percorrevamo i tornanti quasi in contemporanea con i pastori (evidentemente motorizzati), che salivano poi fino agli alti pascoli. Una volta sul posto il loro compito era di aprire gli stazzi e lasciar uscire le greggi. Da lontano assistevamo allo spettacolo dello sciamare delle pecore che si riversavano a migliaia lungo i dolci pendii erbosi. Con tutta quella immensa "folla" di animali era piuttosto facile comprendere il perché tutti i giorni avessimo attorno a noi centinaia di grifoni (incontabili, veramente), gipeti (a volte soli, a volte in coppia, un giorno in tre) e capovaccai: questi ultimi meno presenti dei gipeti. E poi nibbi reali ovunque, e poiane con juv al seguito. Su quelle montagne c'è cibo in abbondanza per tantissimi predatori.





Un giorno siamo saliti al Col du Pourtalet, terra anch'essa di avvoltoi (Capovaccaio a colpo sicuro) e di Spioncelli nei pascoli e lungo il torrente.


Un altro giorno al Passo di Larrau (difronte a Organbidexka) dominio incontrastato dei Nibbi reali e dei Corvi imperiali. Passaggi continui di stormi di Gracchi corallini e alpini. Nei pascoli moltissime Cutrettole.


A fine giornata, per rientrare nella nostra dimora vacanziera quasi arrivati nel fondovalle, dovevamo costeggiare per alcuni chilometri il torrente Larrau (con una strada tutte curve, piacevolissima da percorrere in auto: chiedere lumi a MariaRosa...!). Un corso d'acqua spumeggiante, gorgogliante e chiacchierino (ho un debole per le acque di montagna), con le sponde ricoperte da una lussureggiante vegetazione dove spiccavano, per i colori e l'abbondanza, le buddleie. Ed erano sempre piene di farfalle! Lungo il torrente abbiamo osservato, sapendo di trovarli, ballerine gialle e merli acquaioli.




"Coup de coeur" di questa breve vacanza pirenaica è stato senz'altro l'osservazione di uno stormo composto da circa 130 cicogne bianche. L'avevamo avvistato ancora abbastanza lontano, ben oltre la valle di Larrau. Ma in avvicinamento. E abbiamo molto sperato che le cicogne ci arrivassero abbastanza vicine (quel giorno molti pecchiaioli li avevamo avuti sopra la testa). E così è stato: pian piano, con fare quasi indifferente, volteggiando e planando sono arrivate sopra i boschi davanti a noi. Hanno preso l'ascensionale proprio lì e arrivate poco più alte della nostra postazione....ci si sono dirette con grande decisione. Fino ad arrivare sulle nostre teste, a non più trenta metri di altezza. E si sono rimesse a volteggiare. Spettacolo incredibile, emozione fortissima in un silenzio assoluto. Poi sono ripartite, un po' alla volta hanno puntato verso sud ovest, verso il non lontano crinale che segna il confine tra Francia e Spagna. Io e la birdwatcher più ostinata del mondo (nel senso che mette in moto il binocolo alle nove di mattina e lo ripone nella custodia poco prima di arrivare a casa!) abbiamo provato a dirci qualcosa ma dalle nostre bocche, per un po', non è uscito alcun suono.


Termina così il breve racconto della nostra terza visita ad uno dei posti europei più belli per l'osservazione della migrazione dei grandi veleggiatori. Per il contesto ambientale, per i verdi pascoli, per gli uccelli di passo e per quelli stanziali: non ci si annoia veramente mai! Ancora due immagini: un volteggio di pecchiaioli e nibbi bruni e la valle di Larrau dalla postazione alta. 
Siamo stati benissimo!




lunedì 25 giugno 2018

Ancona: ornitologia portuale.


Il porto della nostra città, Ancona, si sta ormai preparando alla nuova stagione estiva. Le navi, i traghetti e quelle da crociera, attraccheranno e salperanno giornalmente da qui a settembre con ritmi incalzanti. Sciami di auto, auto e roulotte, camper, moto e TIR invaderanno le strade di accesso al porto e il porto stesso, creando non poca confusione! Ma è movimento, è lavoro, anche per gli esercizi commerciali che accolgono i turisti in brevi visite alla città. Per allontanarsi dal "caos" turistico pur osservandone tutti i movimenti, è sufficiente salire sul colle che ospita la cattedrale di S. Ciriaco, in posizione dominante sul porto e sulla città vecchia. La strada che si inerpica sul colle Guasco offre, prima di arrivare al piazzale della chiesa, due panoramicissimi tornanti. Da quelle due terrazze lo sguardo copre tre dei quattro punti cardinali: soltanto l'est è coperto dalla sommità del colle. E' da questi due affacci che noi pratichiamo quella che definiamo "ornitologia portuale"!


Gabbiani e rondoni su tutti. Gabbiani reali, rondoni pallidi e comuni. Ora stanno nidificando e già alcuni juv gabbiani hanno spiccato il loro primo volo. Per chi ancora è al nido, o nei pressi dello stesso, ci sono i primi timidi tentativi di volo, accompagnati da esercizi di stretching.


La loro giornata trascorre tra queste attività, insistenti richieste di cibo e appaganti dormite!

Stimolazione al rigurgito
Rigurgito del pescato
Equa ripartizione. Chi la testa e chi la coda!
Disputa del cibo: "E' mio, no è mio"













E poi i rondoni, splendidi volatori! Sotto la nostra postazione nidificano i pallidi, nei cassonetti delle serrande di una struttura del cantiere navale. Sopra, in ogni tetto della vecchia Ancona, i rondoni comuni. Quando si muovono tutti insieme prendendo quota inseguendo nugoli di insetti....lo spettacolo è assicurato! Voli, picchiate, inseguimenti accompagnati dai loro trilli melodiosi. Ora sono arrivati anche gli "sfioratori" e il "caos ordinato" è completo! Mi diverto moltissimo  a fotografarli: conoscenza del loro modo di volare, colpo d'occhio e un'infinita pazienza. E tanti scatti da buttare. Ma con il digitale ormai non è più un problema...















Sotto la sporgenza del tetto-terrazzo dell'Istituto Nautico resiste ancora una piccola popolazione di balestrucci; quando scattavo le foto di questo post si è materializzato anche un gheppio (chissà che non nidifichi in qualche vecchia struttura abitativa). La sua improvvisa apparizione ha richiamato sul rapace buona parte dello stormo dei rondoni: è stato praticamente accerchiato! Non sappiamo se il rondone teme il gheppio e reagisce così al suo apparire; quello che sappiamo e che abbiamo visto è che il gheppio, dopo pochissimi volteggi, si è velocemente allontanato.















La cosa più interessante di quei punti di osservazione sul colle Guasco è che i gabbiani e i rondoni pallidi nidificano più in basso, sotto il livello dei tornanti. Quando si alzano in volteggio, i rondoni in cerca di cibo, e i gabbiani nelle loro dispute affaccendati, li ritrovi spessissimo e per lungo tempo all'altezza degli occhi. E vicinissimi, i gabbiani specialmente: non c'è bisogno del binocolo per osservarli!
Nei momenti di pausa, quando stacchiamo gli occhi dai voli dei gabbiani e dei rondoni capita che ci ritroviamo "tra i piedi" qualche passeriforme che abita la vegetazione del colle. I verzellini, sopratutto, sono sfacciatamente impertinenti: si posano a pochi metri da noi e, con fare indifferente, osservano le nostre attività!



giovedì 5 aprile 2018

Nel vento del Salento


Pasqua al sud, nella penisola salentina, pochi chilometri dopo Otranto: Punta Palascìa. Arriviamo poco dopo l'ora di pranzo e quasi non riusciamo ad uscire dall'auto! Soffia uno scirocco bestiale, si fa fatica a stare in piedi! Il mare è in ebollizione, onde enormi si infrangono sulla costa rocciosa sparando verso il cielo una miriade di getti spumosi. E' bellissimo.
Nel pomeriggio girovaghiamo in qua e in là, tanto per prendere coscienza del posto. Vediamo poco o nulla, sempre al riparo dell'auto. Qualche sparuto grillaio sballottato dal vento in temeraria caccia sulla gariga, e improvvise apparizioni di gazze (impareremo presto che è la specie predominante, la troveremo ovunque e abbondante!).


Verso sera lo scirocco cessa completamente, così come ci aveva assicurato Valentina una volta giunti nell'agriturismo dove abbiamo soggiornato. Il mattino seguente, Pasqua, splende il sole ma tira un libeccio niente male. Bisogna coprirsi bene! Inizia così la nostra esplorazione di una piccola parte del Salento tra Punta Palascìa, Torre S.Emiliano e Porto Badisco. Camminiamo spesso a piedi ai lati della careggiata: a sinistra verso la falesia e il mare, a destra verso alcune zone coltivate e masserie in parte abbandonate. Il terreno, la gariga e la pseudo steppa, sono a prova di caviglie così piena di affioramenti calcarei, massi e pietre. O te le rinforzi definitivamente, o ce le lasci e ritorni a casa sdraiato in auto, sperando che l'altro sia in condizione di guidare: ci è andata di lusso!


 












Incominciamo a vedere culbianchi, ritti sulle rocce e strillozzi (sono ovunque) anche loro sempre in posizione elevata. Mentre spuntano come fiori coloratissimi gli stiaccini.





A metà mattinata decidiamo di scendere verso S. Maria di Leuca per contattare i gabbiani corsi: sarebbe una prima volta per noi! E' bello, dopo tanti anni di birdwatching, avere ancora delle specie da scoprire. Arrivati sul posto nessun gabbiano si presenta all'appello, ma proprio di nessun tipo. C'è solo un mare splendido, agitato il giusto, tanto da formare dei "cavalloni" dai colori straordinari.


Allunghiamo il giro e puntiamo su Gallipoli. Lì siamo sicuri di beccarli i corsi: ce l'hanno promesso!
E difatti, dopo un primo straniamento dovuto al caos parcheggi (i locali che vanno al ristorante per il pranzo di Pasqua parcheggiano quasi uno sull'altro), ci ritroviamo dentro il porto, soli soletti, ad ammirare le evoluzioni dei gabbiani. I corsi sono magnifici.



MariaRosa non ha resistito. Si è privata di un boccone del suo panino..ma che cuore grande che ha !!!



Non sono molti i rapaci che abbiamo osservato nei tre giorni di permanenza. Un'albanella pallida 2°cy, tre o quattro falchi di palude e una ventina di grillai e gheppi: tutti in caccia. Due sparvieri, quasi sicuramente migranti, una femmina di pellegrino e una lontanissima poiana. Diciamo che ci aspettavamo qualcosa di più. Più divertente è stato cercare passeriformi tra i rovi e gli arbusti: averla capirossa, occhicotto, sterpazzolina comune e saltimpalo. Oppure uccelli di steppa come la cappellaccia e la calandra.



Abbiamo anche fatto osservazioni che non ci aspettavamo di fare (sbagliando evidentemente). Mentre ammiravamo e fotografavamo le imponenti montagne a picco sul mare dell'Albania sotto di noi, sul pelo dell'acqua, sono transitate una trentina di berte maggiori e uno zafferano ssp. fuscus !



Nell'agriturismo, ricavato da un'antica masseria, e nell'adiacente giardino e vicino boschetto, nidificano passere d'Italia e passere sarde, cince e gazze. L'upupa e la civetta, che tutte le notti cantava posata su un fico davanti alla nostra camera.


L'ultimo giorno, nel nostro abituale giro pedestre post-alba e pre-colazione abbiamo incrociato alcune persone intente a raccogliere, tra la vegetazione, quella che per i locali è una squisitezza assoluta: la "municeddha" (la monachella), una bella lumachina color giallo limone pallido (nella foto si arrampica su un asfodelo). E' interessante conoscere tutto il processo che c'è tra la raccolta, che avviene dai primi di aprile a tutto maggio, e il consumo che ne verrà fatto ad agosto. Si svolge da anni ormai un'imponente sagra nella prima decade appunto di agosto, che attira migliaia e migliaia di persone.


Al mattino dovevamo stare attenti a dove mettere i piedi camminando lungo i tratturi. Nell'umidità mattutina uscivano tutte allo scoperto!
Così sono volati via tre bei giorni, in un luogo bellissimo e magico dove il vento la fa da padrone! Potevamo vedere di più? Forse, o forse no. Ma non importa, ci è bastato quello che abbiamo visto e fotografato. E sopratutto ci è bastata l'accoglienza, la disponibilità e la gentilezza dei salentini incrociati a vario titolo sul posto! A presto.