giovedì 27 ottobre 2016

Weekend mari & monti.


Il fine settimana è iniziato presto sabato mattina. E' appena chiaro che siamo già difronte al mare, al Passetto. Tutti gli anconetani, almeno da ragazzini, hanno fatto i loro primi tuffi in mare da quegli scogli: chi alla piattaforma, chi alla seggiola del Papa. Era anche un buon posto per rifugiarsi dopo aver fatto "seghì" a scuola...! Da lì, dal Passetto, due chilometri in linea retta verso ovest e attraverso il viale della Vittoria, piazza Cavour e corso Garibaldi ci si trova difronte allo scalo Vittorio, l'entrata del porto: l'altro affaccio sul mare della nostra splendida città.
A dire il vero io, in solitaria, avevo "albeggiato" anche il giorno precedente. Un'alba diversa, con un cielo quasi pieno di nuvole minacciose, ma non meno bella. Quando il sole fa capolino all'orizzonte è pura magia: di colori, di sensazioni, di silenzio, di pace. Vola solo qualche gabbiano e ogni tanto qualcuno grida ad un altro per il possesso di uno scoglio; pochi cormorani e marangoni dal ciuffo si immergono silenziosi. 
Pseudo sportivi ultracinquantenni corrono su e giù per la scalinata, fermandosi ogni tanto per improbabili esercizi ginnici. Attorno al Monumento ai Caduti e in pineta si muovono figure assonnate che seguono come zombi le evoluzioni dei loro cani. Hanno una mano infilata in un sacchetto di plastica, pronti a raccoglierne le cacche.
La città si risveglia: è il momento più bello della giornata!


Terminato l'incantesimo dell'alba con il sole già alto nel cielo, via in auto verso sud, lungo il litorale. Destinazione Porto Potenza Picena (MC), verso l'ex Cava Pianetti (ora oasi) dove nel tempo si sono formati degli ampi specchi d'acqua appannaggio di gabbiani, cormorani, folaghe, tuffetti e anatre svernanti. Anatre ancora niente, tranne tre moriglioni, ma per il resto è pieno degli altri uccelli elencati. Sono presenti anche alcuni aironi cenerini.


Quattro cormorani sembrano ipnotizzati da qualcosa alla loro sinistra mentre le folaghe, intente a cibarsi di alcuni pesci morti galleggianti (?), tentano inutili difese dagli attacchi dei gabbiani comuni che rubano sistematicamente quelle facili prede.


Nel canneto di un isolotto un juv airone cenerino riposa guardingo. Nel frattempo noi cerchiamo disperatamente qualche luì "strano" tra le chiome degli alberi, ma troviamo soltanto pochi luì piccoli, cardellini, pettirossi e cinciarelle. A più riprese si fa' sentire l'usignolo di fiume.


Domenica destinazione appennino umbro-marchigiano. Per perderci tra le mille sfumature dei boschi autunnali nelle nostre più amate montagne, i Sibillini!


Prima tappa lungo il torrente Ussita, alla ricerca dei merli acquaioli. Non abbiamo molto tempo da dedicare ai "sub" di montagna (ne vedremo uno soltanto), ma vediamo molte trote fario nuotare nelle pozze dove l'acqua è tranquilla. Ci si inerpica lungo la strada che sale verso gli impianti sciistici e svalichiamo, scendendo quindi verso il piccolo borgo di San Placido. 
Una gemma incastonata tra faggi e aceri!


Di nuovo indietro e gironzoliamo un po' tra i faggi e i pini di Frontignano. Qui osserviamo molte tordele, codirossi spazzacamino e un inusuale, bellissimo crociere maschio.


Scendiamo di nuovo a Ussita e poi ancora su, verso Macereto: è come andare sulla giostra delle montagne russe! Nei vastissimi e ondulati pianori ci aspetta un allevamento semibrado di mucche di razza marchigiana. Attorno ad un abbeveratoio e nel terreno bagnato e fangoso calpestato dai bovini sappiamo di poter trovare un buon numero di uccelli. E difatti sono lì che ci aspettano: tanti codirossi spazzacamino, pettirossi, fringuelli, spioncelli e, sorpresa, una pispola golarossa (forse due o tre). Uno stormo chiassoso di gracchi corallini arriva dall'eremo di Macereto e vola via verso il monte Bove.




Sulla via del ritorno, scendendo dai piani di Macereto, ci fermiamo a più riprese per ammirare e fotografare il bosco misto di querce e aceri. Un'ultima sosta a Casali, piccolissimo borgo, ai piedi del monte Bove e della val di Panico.



Ieri sera, poco prima di cena, mentre iniziavamo a scrivere questo post, la terra ha tremato sotto i nostri piedi. Una brutta botta! Allarmati, ci siamo subito preoccupati di sapere dove fosse l'epicentro del sisma. Avremmo giurato che fosse sotto di noi, tanto è stata forte la scossa. Invece Visso (MC) nel cuore del parco nazionale dei Sibillini, non molto distante da quello di Amatrice di due mesi fa. Assorbito l'avvenimento, cena e tv. Neanche il tempo di sedersi sul divano che la casa sembrava volersene andare via da lì, da quelle fondamenta... Una bruttissima botta questa, più forte della prima (l'ho detto subito a MariaRosa) e interminabile. Improvvisamente abbiamo fatto un salto all'indietro di 44 anni, siamo tornati al 1972, quando il terremoto ci accompagnò per un anno intero tra piccole e grandi scosse. Nessuno degli anconetani che aveva vissuto quella tremenda esperienza ha mai dimenticato quello che si prova quando la terra trema, sussulta, ondeggia e tu non puoi fare nulla; e non sai né quando, né come finirà! Ti entra in circolo con il sangue, e non ti lascia più.
Questa volta sono stati colpiti tutti quei posti che noi visitiamo regolarmente quando andiamo tra quei monti: Villa Sant'Antonio, Visso, Ussita, Casali e Castelsantangelo sul Nera. Quelle stesse località dove abbiamo passato in serenità la domenica appena trascorsa, e che vi abbiamo raccontato in questo post!
E' come se fosse anche a noi crollata la casa, la nostra seconda casa.
















giovedì 20 ottobre 2016

Domenica di...fango!


Per arrivare all'idrovora Bevanella (RA) si costeggia un ampio incolto al centro del quale esisteva un appostamento fisso di caccia. C'era, e adesso...non c'è più! E tutta l'area è diventata una zona di protezione della fauna. Con tanto di divieto di caccia! Ogni tanto, anche se raramente, una buona notizia. E la domenica di birdwatching assume già un aspetto diverso, ancora più rilassante.


Nel prato pascolano molti aironi guardabuoi; nell'ex chiaro di caccia, dove l'acqua è più profonda, nuotano folaghe, gallinelle d'acqua e tuffetti. Ogni tanto s'involano coppie di germani reali mentre un elegante airone bianco maggiore attraversa tutto lo spazio aereo del posto. Una coppia di gheppi caccia tra le alte erbe.


Tra i tanti gabbiani comuni "scannocchialiamo" un juv gabbianello che fa toilette su una breve striscia di terra. Arriviamo a piedi al punto di osservazione che si affaccia sull'Ortazzo e mentre dalla palafitta di pesca alzano e calano continuamente la rete a bilanciere, un airone cenerino ci osserva dall'altra sponda. Poi, come solo loro sanno fare, uno stormetto di limicoli arriva dal nulla, sfreccia sulle nostre teste e sparisce oltre i canneti. Eeee....cos'erano? Mah, ho intravisto soltanto dei lunghi becchi. Beccaccini (dallo schermo della reflex), più di 40, ecco cos'erano!


Torniamo sui nostri passi, riprendiamo l'auto, facciamo la strada a ritroso e imbocchiamo l'ennesima sterrata che porta ad un ponte sul torrente Bevano. Mentro attraversiamo a piedi il ponte una natrice dal collare fa lo stesso nostro percorso, ma nuotando!


Giunti sull'altra sponda percorriamo per un breve tratto l'argine difronte ad un vasto canneto con degli specchi d'acqua, più o meno ampi. In tempo per osservare un roost di cormorani e lo spettacolare e rumoroso involo di una coppia di cigni reali.


Consumato un frugale pasto (plumcake salato al salame e pecorino) riprendiamo la strada Romea e puntiamo a sud, verso le Saline di Cervia.


Un posto ameno, tranquillo, rilassante: tanta acqua e tanti uccelli. Meravigliose saline! Se.....se non fosse che a nord sono intersecate da una rete viaria trafficatissima, sempre. Dove tutti corrono come pazzi e lo spazio per fermarsi è ridottissimo. A sud invece, dove il traffico è inesistente, subito aldilà della strada c'è un kartodromo: ecco, è appena partita una sessione di gara. Il rumore è assordante.



Fenicotteri ovunque, in quasi tutte le vasche, da nord a sud. Dove l'acqua è più profonda troviamo molte anatre: quasi tutti fischioni e con loro una quindicina di mestoloni. Al passaggio radente di un falco di palude s'involano tutti, ma dopo poche evoluzioni si posano di nuovo. In continuo movimento invece i germani, a coppie o in piccoli gruppi. Si unisce al gruppetto una solitaria  moretta.


Nelle acque più basse pasturano combattenti, totani mori e gambecchi. Bande di piovanelli pancianera si spostano di vasca in vasca volando velocissimi. Un giovane gabbiano corallino si muove lentamente alla ricerca di piccole prede, e l'elegante garzetta si lascia ammirare passandoci davanti a pochi metri.


La giornata volge ormai al termine e anche il racconto potrebbe terminare qui ma sappiamo che vi state chiedendo: "Ma che c'entra il fango proposto nel titolo del post?". C'entra, eccome se centra. Guardate un po'!


Ma si può ridurre l'auto in queste condizioni in una giornata così assolata, alle saline di Cervia? Certo che si può, sopratutto se non ascolto mai MariaRosa che mi ripete continuamente che con la macchina non posso andare ovunque. E' che per togliermi dal traffico, in uno dei rari punti dove è possibile sostare, sono stato "inghiottito" da una voragine di acqua e fango. Non vi sto a dire il lavoro per venirne fuori. Poi, il lunedì, ci sono voluti venti euro di lavaggio...!






martedì 4 ottobre 2016

La Sacca degli Scardovari per l'EuroBirdwatching16


EuroBirdwatching16, ci voleva un bel posto per viverlo al meglio! Non è stato affatto difficile decidere dove andare a trascorrere una bella giornata ad osservare uccelli: siamo andati nel parco del Delta, ed era un po' che mancavamo da quei posti, praticamente dallo scorso inverno! Alla Sacca degli Scardovari per la precisione! Compresa tra la Bocca del Po di Goro e la Bocca del Po delle Tolle è una zona d'acqua vastissima, con una strada litoranea poco trafficata (almeno nei periodi in cui andiamo noi) che da' modo di fermarsi come e quando si vuole.


Appena superato l'abitato di Santa Giulia, posto lungo il Po di Goro, centinaia di aironi guardabuoi si involano dalle alberature lungo l'argine, dove avevano trascorso la notte. Ci affacciamo poi sulla vasta laguna e veloce sbinocolata difronte al Bacucco e alla Punta del Polesine. Scarsissimo il movimento e allora di nuovo in marcia. Dopo una breve sosta nella pineta di Casselle (caffè e biscotti) puntiamo verso l'oasi di Ca' Mello. In questo tratto di strada, proprio sotto costa, affiorano delle mini scogliere che brulicano di vita: insetti a tonnellate! Difatti se scendiamo dall'auto o apriamo un finestrino....veniamo invasi! Ma qui cerchiamo i voltapietre, memori di passate esperienze, e li troviamo. Alla fine saranno 20-25, e con loro pochi piro-piro piccoli. Camminano e mangiano, camminano sugli scogli e mangiano, ogni tanto qualche breve voletto. Ce n'è di cibo: guardare per credere!


Proseguendo il nostro giro degli Scardovari  in senso orario incontriamo poche specie e anche pochi uccelli: gabbiani reali e comuni, pochi cormorani, svassi piccoli e molti, questi si, svassi maggiori. Giunti nella parte opposta della Sacca, alla Bocca del Po delle Tolle, tra le spiagge della Barricata e del Bonelli osserviamo prima un cormorano intento ad asciugarsi il piumaggio, posato su di un palo sullo sfondo del mare scintillante di sole e, proprio a riva in acque bassissime e non propriamente limpide, uno svasso maggiore intento alla pesca. Si immerge, nuota velocissimo sott'acqua in cerchi concentrici, e riemerge. Sicuramente è una tecnica di pesca, ma è comunque bellissimo quando riemerge, con l'acqua che gli scivola via, sul piumaggio impermeabile del dorso.


Puntata veloce fino all'abitato di Scardovari, alla ricerca di qualche passeriforme nei piccoli giardini tra le villette. Tra le fronde degli splendidi melograni abbiamo trovato solo bande di passere d'Italia.


Si è fatta l'ora di pranzo (pranzo insomma...l'ora dei panini!). Ci fermiamo in un'ampia piazzola sull'argine orientale della laguna: sulla destra abbiamo le palafitte dei pescatori e gli impianti di allevamento dei mitili, a sinistra estese risaie dove vengono bruciate le stoppie, a mo' di strisce pedonali...


...e ritroviamo anche il gruppone di aironi guadabuoi che si sposta a seconda di dove il fuoco e il calore spostano gli insetti che si muovono tra le stoppie. Partecipano al banchetto anche alcuni aironi cenerini e un solitario airone rosso juv. In cielo intanto una famigliola di lodolai e pochi gheppi catturano libellule. Una femmina di falco di palude ogni tanto sorvola i canali di irrigazione.



Nel primo pomeriggio, facendo a ritroso lo stesso percorso del mattino, torniamo difronte al Bacucco e alla Punta del Polesine. Adesso c'è un discreto movimento alato e la luce è ottima per fotografare, dal momento che il sole scende alle nostre spalle.



Lungo la sponda, appena in acqua, degli alberi morti andati alla deriva vengono scelti come posatoio da due cormorani, mentre un marangone minore grida al vento il suo disappunto per il disturbo provocato dall'arrivo di una garzetta. Un gabbiano reale invece ha fatto suo un ammasso di nasse vicino ad una staccionata.
L'arrivo di un airone cenerino distoglie per un attimo un gabbiano comune dall'attività di pesca: batte ritmicamente i piedi sul fondale sabbioso per muovere del pesce e...zac, preso. Un bel pesciotto dai riflessi argentei!


In una piccola zona limacciosa sotto i nostri piedi pasturano una decina di corrieri grossi, un piovanello pancianera e due piro-piro piccoli.





Arrivano poi tre pivieresse e atterra anche un chiurlo maggiore.




Sugli scani della Punta del Polesine e del Bacucco stazionano centinaia e centinaia di uccelli. Una lunga striscia bianca e nera di beccacce di mare (potrebbero essere almeno duecento) ozia pigramente, mentre uno stormo di chiurli maggiori s'invola di continuo facendo evoluzioni e giravolte prima di posarsi di nuovo (ad un più minuzioso conteggio casalingo sono risultati essere ben 174!). Più a destra invece cambia radicalmente colore l'ammasso di uccelli: questi sono tutti bianchi. Quando s'involano per non sappiamo quale disturbo, al cannocchiale s'intravedono gabbiani comuni e corallini, sterne comuni e beccapesci.
Quattro sterne maggiori e qualche beccapesce volano proprio davanti a noi, vicinissimi; e si tuffano ripetutamente con scarti improvvisi e "zucchetti" vertiginosi! "Zucchetto" è un termine prettamente anconetano che indica il classico tuffo nel mare, quello fatto entrando in acqua con la testa, con la "zucca"!



Poi due di loro si posano nell'acqua più bassa, abbastanza vicine a noi. Più lontane stazionano tre beccacce di mare staccatesi dal gruppo posato sullo scano. 


Tre individui nel piumaggio della 1° estate: semicollare bianco e apice del becco scuro.


Per il rientro a casa superiamo il ponte di barche di Santa Giulia e quello di Gorino Veneto: 5 euri di ponti! E neanche una foto di questi caratteristici manufatti. Promesso, la prossima volta che andremo da quelle parti.