lunedì 25 febbraio 2013

I "duri" di montagna: i fringuelli alpini


Dal bivio per gli impianti sciistici di monte Prata scendiamo nel Pian Perduto per poi salire ai 1400 mt. di Castelluccio di Norcia. Da lì ripida discesa, un paio di tornanti e ci  immettiamo nell'immenso pianoro del Piano Grande. Ancora un paio di cento metri e arriviamo al bivio per Forca di Presta. Qui ci attende una sorpresa, una brutta sorpresa: la strada è sbarrata da un muro di neve e da un "simpatico" cartello che avvisa che da lì in avanti la strada non è stata ripulita dall'abbondante neve caduta nei giorni scorsi.
Ci risiamo: qui entrano in ballo competenze varie tra regioni e provincie. C'è chi fa e c'è chi non fa! 
E noi siamo fregati: eravamo venuti apposta per salire a Forca di Presta e tentare l'incontro con i fringuelli alpini del Parco dei monti Sibillini!
Sconsolati e amareggiati ci guardiamo attorno: un unico, totale, però magnifico "deserto" bianco!



E nel mezzo il lunghissimo rettilineo che lo attraversa.


Va be', ci siamo detti, ormai siamo qui, l'ambiente è straordinario; percorriamo la strada avanti e indietro almeno una volta, ché non si sa mai!
E siccome la fortuna aiuta gli audaci, gli incoscienti e i temerari; e siccome quando Maometto non può salire alla montagna, la montagna che fa?...elementare Watson, è lei che scende da Maometto!
Come d'incanto ad un certo punto sono atterrati davanti all'auto (eravamo fermi) due esserini con le ali bianconere: due fringuelli alpini!


Incredulità, stupore, gioia pura. Come se ci fossero venuti incontro, quasi ci aspettassero!
Da quel momento è iniziata un'oretta di osservazione e di fotografia: o stavano fermi a bordo strada a becchettare, 


o s'involavano al passaggio di rarissime autovetture per poi posarsi di nuovo, poche decine di metri più avanti.





Veramente splendidi, elegantissimi con quel piumaggio! E oltremodo "tosti": vivono tutta la loro vita a quelle altitudini, con quelle temperature! 
Ne abbiamo contattati quattro di fringuelli alpini, e si muovevano a coppie.



All'approssimarsi del mezzogiorno abbiamo deciso di scollinare di nuovo, in senso inverso, per scendere quindi nel fondo valle, a Ussita. E qui "far fuori" i nostri panini, farciti con il "Villanello".
Il Villanello è un salame morbido (per chi fosse interessato), spalmabile, tipo ciauscolo. E' un prodotto tipicissimo di questa zona, squisito!
Più tardi, sulla via del ritorno, abbiamo optato per una deviazione all'Oasi di Polverina, che è un bacino artificiale dell'Enel, diventato nel tempo oasi di protezione.


Un cambiamento radicale durante la nostra uscita: da un ambiente similpolare a 1400 mt. di quota, ad un lago di fondovalle, oltretutto riscaldato da un bellissimo sole!
Qui abbiamo chiuso degnissimamente la giornata ornitologica con la straordinaria osservazione di un orchetto marino, probabilmente un 1° inverno, che volava imbrancato con alcuni germani reali.


Presenti in acqua molti cormorani e svassi maggiori; in minor numero alzavole e fischioni.
Un tuffetto e una folaga e circa 20/25 aironi cenerini: c'è un affollato "roost" nel bosco allagato! Un airone bianco maggiore ha attraversato il lago nel suo tratto più stretto.




Dalla linea di costa dove abitiamo, dalle falesie del monte Conero che si tuffano a precipizio nell'Adriatico, alle vette alte più di duemila metri dei monti Sibillini: tutto questo in meno di due ore di auto. E nel mezzo uno straordinario territorio collinare!
Viene voglia di non fermarsi mai...!




giovedì 21 febbraio 2013

Martedì...Sacro!

Ennesima puntata in quel di Comacchio e Mezzano! Non era contemplata nel nostro calendario un'altra uscita invernale da quelle parti, ma dopo le ultime notizie da quei luoghi, come potevano fare due "rapacidipendenti" come noi a mancare l'appuntamento con il falcone orientale? 
Un Sacro a Comacchio! Bisognava andare...
Come sempre sosta canonica alle Saline di Cervia: nei campi un bel gruppone composto da circa 60 oche selvatiche; nei bacini d'acqua moltissime volpoche.



Raggiungiamo Comacchio e percorriamo l'argine Agosta: a destra svassi piccoli e quattrocchi; a sinistra, lungo il canale, parecchi cormorani (bellissimi gli adulti nel loro piumaggio nuziale) e pochi marangoni minori. Nei ripristini vediamo i due cigni selvatici, mentre le poche oche rimaste e un nutrito gruppo di fischioni sono invece in "mare", abbastanza lontani dalla sponda.


Superata valle Zavelea, dove vediamo dalla strada una quindicina di fenicotteri, puntiamo decisi verso la cittadina di Comacchio, alla ricerca del falcone.
Prima nella zona dell'ospedale, giù fino alla stadio: niente. Torniamo sui nostri passi e prendiamo a destra per S. Giuseppe: perlustriamo ogni singolo pilone e traliccio presenti in zona ma non riusciamo a vedere il Sacro! 
Nei campi alle porte di S. Giuseppe osserviamo intanto una sessantina di gru.


Sul posto incontriamo una coppia di BW che come noi sono venuti apposta per il falcone, ma non sono ancora riusciti a vederlo. Ci accordiamo allora per pattugliare il territorio dividendoci le zone, e chi lo "becca" per primo, avvisa gli altri.
Ci dirigiamo dunque verso il Mezzano, imboccando poi lo stradone di via Mondonuovo, dove veniamo sorvolati da tre bellissime spatole.


Dopo un po', sulla sinistra, ci appaiono le gru: sono 157, in pastura nei campi. Si muovono, volano a gruppetti in fila indiana o in formazione classica; poi si riposano. Magnifiche!


Sulla sinistra, ma più avanti in una stradina laterale, osserviamo un andirivieni incessante tra le alberature e gli incolti, di uno stormo di fringillidi: fanelli e fringuelli sopratutto, ma anche passeri e migliarini di palude. In disparte se ne stanno tre saltimpali.



Tutto questo lavorio viene osservato con molta attenzione da un paio di poiane (lungo tutto l'arco della giornata abbiamo fatto indigestione di poiane: ce ne sono decine e decine!) appollaiate sugli alberi del bordo strada.
Gheppi, falchi di palude e albanelle reali maschio e femmina, sono gli altri rapaci osservati.



Sono già le 14.00 e del falcone neanche l'ombra, e il cellulare non ha ancora squillato!
Decidiamo di tornare verso Comacchio per tentare ancora la sorte. Come se ci fossimo accordati ci ritroviamo con i due bresciani, compagni di momentanea "sventura".
E mentre chiacchieriamo del più e del meno, e del come mai non riusciamo a vedere il falco, ecco che dalla nostra sinistra arriva un rapace in volo battuto. Con potentissimi e profondi colpi d'ala si avvicina ad un traliccio posto al centro del campo e vi ci si posa.
E' lui, è il falco Sacro: finalmente.


Per la quarantina di minuti che rimaniamo ad osservarlo, il falco non è che poi faccia molto: si spilucca le dita, si liscia qualche penna e...si guarda intorno! Due grandi stormi di piccioni svolazzano avanti e indietro, quasi a stuzzicarne l'appetito; mentre, sinistramente, dalla vicina chiesa giungono tristi rintocchi di campane che suonano "a morto".
Che se il falcone attaccasse i piccioni e ne predasse uno, si svolgerebbe davanti ai nostri occhi un bellissimo film, con tanto di appropriata colonna sonora!
Ma tant'è, è evidente che il rapace non ha appetito. E noi lo lasciamo lì appollaiato sul suo traliccio, e salutati i compagni di così buona ventura, riprendiamo la strada di casa.
Missione compiuta!