sabato 12 gennaio 2013

Nel segno dell'acqua


L'inverno offre spesso situazioni fantastiche sia sotto l'aspetto ambientale che sotto quello faunistico. Purtroppo non dove abitiamo noi! A meno di momenti meteorologici straordinari come è stato, per esempio, l'inverno dello scorso anno. Freddo e neve, tanto di tutto, hanno fatto si che nel nostro territorio si verificassero quelle situazioni di cui parlavamo all'inizio.
Altrimenti tocca "migrare", a volte a sud, più spesso a nord: e così abbiamo fatto la scorsa settimana. Venerdì siamo scesi in Abruzzo, al Lago di Campotosto, mentre sabato siamo saliti in Emilia, a Comacchio e al Mezzano.


Il Lago di Campotosto, nel territorio del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, è un bacino artificiale posto a circa 1.400 metri di quota. E' ormai diventato un posto che visitiamo regolarmente, almeno una volta all'anno d'inverno. Assolutamente affascinante con quella cornice di monti che lo circonda, sempre innevato e, sopratutto, un luogo dove si incrocia un'auto ogni......verrebbe da dire "ogni morte di papa"! 
E' un'esagerazione sia chiaro, però rende bene l'idea!!!


Il lago offre rifugio a moltissime folaghe e a varie specie di anatidi: questa volta abbiamo trovato molti moriglioni. C'erano poi germani reali, fischioni e 5 fistioni turchi: due maschi bellissimi e tre femmine. Un bel gruppone di svassi maggiori se ne stava in disparte così come una trentina di cormorani, appollaiati su alcuni alberi morti affioranti dall'acqua. Lo spettacolo vero era dato dagli uccelli in decollo dalla superficie del lago. Dal momento che la strada che circumnaviga lo stesso è posizionata a qualche decina di metri sul livello dell'acqua, da lì si osservano i voli degli uccelli con somma goduria.
E così i moriglioni che s'involano lasciano dietro di loro una scia ben marcata sull'acqua,


mentre le rincorse delle folaghe che danzano sull'acqua controluce sollevando spruzzi e schizzi, sembrano dare vita ad una specie di "Holidays on Water"!




Tutt'attorno al lago, tra ontani, querce e arbusti di rosa canina si aggirano irrequieti molti piccoli uccelli. E' la prima volta che osserviamo dei coloratissimi lucherini.


Il giorno successivo, sabato, non potevamo mancare "l'immersione" nell'ocaio del Mezzano! E per rimanere fedeli al programma "Nel segno dell'acqua", via per la solita tratta: Cervia-S.Alberto-traghetto-Valli di Comacchio-Argine Agosta-Mezzano. Oramai siamo come i predatori a quattro zampe, che all'interno del loro territorio hanno individuato un sentiero di caccia che poi ripercorrono per tutta la vita; e che ogni tanto "marcano" per assicurarsene la proprietà. 
Per noi due i punti di riferimento sono un autogrill sulla A14, una piadineria lungo le supertrafficate strade emiliane, un posto appartato e tranquillo dove consumare il pranzo al sacco, e vari punti di osservazione sugli uccelli: sempre gli stessi posti! 
Anche noi, in qualche modo, marchiamo il "nostro" territorio!
Il fascino di questi posti rimane immutato nel tempo nonostante le nostre assidue visite: fiumi, canali, argini, specchi d'acqua, stradine che intersecano i grandi campi coltivati, e poi il grande "mare" di Comacchio. 
Questa volta, vicino alla riva, c'erano dei bellissimi quattrocchi.


Dalla parte opposta, oltre l'argine Agosta, i campi e gli specchi d'acqua erano un ribollire di oche: sopratutto lombardelle, mentre molte meno erano le selvatiche. Il loro continuo movimento, i loro spettacolari voli nei campi, e tra i campi e il bacino di Comacchio, hanno riempito tutta la mattinata, accompagnati dal loro incessante chiacchiericcio.





Lungo le sponde del canale che separa l'argine dai campi sostano marangoni minori, aironi e poiane.




Mentre sul terrapieno il falco di palude perlustra incessantemente gli incolti.


Ci siamo poi diretti verso il lunghissimo rettilineo che taglia in due la parte del Mezzano verso Ostellato, alla ricerca di altri uccelli, nello specifico le gru.


E le abbiamo trovate! Perse un po' nella nebbia che gravava in quella parte di territorio.
Ambientazione incredibilmente bella, affascinante: quasi un affresco da inferno dantesco! Le grandi sagome grigio nere delle gru incastonate nella massa grigio chiara della nebbia; e le loro lunghe zampe che si muovevano tra densi vapori che si alzavano dalla terra scura dei campi arati...


Passando in rassegna con il cannocchiale tutte quelle sagome, siamo fortunatamente incappati in uno smeriglio, immobile su una zolla di terreno.


Man mano che il sole riusciva sempre più a filtrare nella cortina nebbiosa, noi riuscivamo ad osservare in maniera soddisfacente le gru. Le quali, pian piano, a piccoli gruppi, hanno iniziato a spostarsi involandosi verso est.


A conclusione di questo post ci piace rimarcare una delle cose più belle, per noi, dell'attività del birdwatching. E cioè che anche dopo tantissimi anni di osservazioni (per me sono più di trenta, per MariaRosa invece poco meno) c'è sempre un momento nel quale possiamo dire: questi uccelli non li avevamo mai visti! 
Questa del Mezzano è stata la volta dei cigni selvatici! I due magnifici esemplari che sostano da un po' di tempo nell'area, si fanno osservare benissimo: in volo e posati nei campi di grano.










2 commenti:

  1. Ontani e lucherini, binomio inscindibile! Molto belle anche le foto delle gru, come sempre cogliete nel segno!

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  2. Mi accodo a Roberto, e' da concorso la prima foto delle gru.
    Complimenti

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